Figli e litigi tra genitori: «Io, vittima dell’alienazione parentale»
Carolina Tana è stata la protagonista del convegno organizzato dall’associazione “Figli per sempre” portando una testimonianza diretta dell’alienazione parentale. Una cruda storia di vita…
15 ottobre 2015 – TRENTO. Carolina Tana è stata la protagonista del convegno organizzato dall’associazione “Figli per sempre” portando una testimonianza diretta dell’alienazione parentale. Una cruda storia di vita vissuta che dimostra come i figli possano essere coinvolti nelle guerre tra genitori diventandone inconsapevoli attori.
Carolina spinta dalla mamma, ha accusato suo padre di abusi sessuali, accusa venuta meno con la piena assoluzione del genitore.
Parliamo di alienazione parentale che riguarda maggiormente la figura materna e non quella paterna:
«Succede perché in Italia non c’è una legge equa, ma dispositivi tutti a favore delle madri quasi sempre affidatarie. Hanno maggiore influenza specialmente sui bambini piccoli e quindi la manipolazione è più facile».
Il bambino cosa può fare per difendersi?
«Non esiste un’età nella quale non si sia alienabili. A quel punto è necessario che il bambino abbia un buon spirito critico e che riesca a mantenere viva la figura positiva di un padre che dopo la separazione non è più al suo fianco.»
A lei è successo a 4 anni ed è lei stessa a raccontarlo:
«Sono diventata un soldatino telecomandato nelle mani di mia madre e del suo nuovo compagno, ho subito violenze fisiche e psichiche che mi hanno portato non solo ad accusare mio padre di abusi sessuali dai quali è stato assolto, ma anche ad esserne convinta al punto da essere a mia volta convincente.»
In questi casi i giudici e le assistenti sociali non indagano per verificare la realtà dei fatti?
«No. L’alienazione parentale non è ancora un reato alla pari dello stalking e del mobbing e ci si muove sul luogo comune che la figura materna sia sempre positiva e quella paterna no. Le madri hanno più credibilità e sui minori si tende a non approfondire per evitare ulteriori traumi. Il mio caso però è da annoverare tra quelli di malagiustizia.» Perché? «Perfino gli assistenti sociali mi definirono “una figlia robot”, ma il giudice non tenne in considerazione nulla e mi affidò a mia mamma che proseguì nella sua demolizione della figura paterna.»
In questo contesto un padre cosa può fare?
«Non mollare. Fare di tutto per far sentire la sua presenza. Il mio ha fatto l’errore di credere nella giustizia ed ha atteso la sentenza ed è stato un grave errore.»
Ha avuto il coraggio di denunciare sua madre ed il suo compagno, ma adesso si ritrova sola.
«Succede a tutti quei figli che decidono di dire la verità, ma bisogna farlo lo stesso. Mio padre non mi vuole più vedere, ma aspetto nella speranza che magari un semplice sorriso possa farci rincontrare.»
È sposata, vuole avere dei figli ?
«No. Purtroppo da questa paura non sono riuscita a guarire.»
Un consiglio che si sente di dare ad una mamma?
«Quello di non scaricare sui figli le tensioni del rapporto», conclude. «Assorbono tutto, ma non hanno l’età per capire. Non denigrare mai il padre, ma giustificare la sua assenza dopo la separazione.»
Fonte/credits: http://trentinocorrierealpi.gelocal.it/
Alienazione parentale, il convegno
Guerra tra genitori sulla pelle dei figli, fenomeno allarmante
09 ottobre 2015 – TRENTO. Oggi alla sala di rappresentanza del Consiglio Regionale piazza Dante a partire dalle 15, si parlerà di alienazione parentale un reato che non ha ancora ottenuto una configurazione giuridica come lo stalking o il mobbing, ma che di fatto condiziona molte situazioni post separazione attraverso la manipolazione dei figli.
Statisticamente è un reato coniugato maggiormente al femminile con le madri che, nei casi accertati, riescono ad alterare la percezione della realtà dei propri figli, utilizzandoli come arma nei confronti dell’ex marito. Al di là degli aspetti psicologici del minore che non sono per nulla da sottovalutare, nelle forme più lievi si manifesta nel rifiuto della frequentazione del padre, in un’interruzione netta di ogni rapporto anche telefonico, ma nelle forme più estreme si è arrivati anche alla condanna dei padri per accuse che negli anni sono risultate infondate.
Il caso più recente è quello dei due fratelli di Brescia che hanno accusato il proprio padre di pedofilia e violenza sessuale, facendolo condannare. Raggiunta la maggiore età hanno ritrattato, ma il loro padre resta ancora in carcere in Sardegna, mentre il giudice si è riservato in relazione alla possibilità di riaprire il caso.
Ma l’evento più noto alle cronache, anche perché è stato il primo ad avere una risonanza mediatica a livello nazionale, è stato quello di Carolina Tana che a 4 anni ha accusato il padre di pedofilia ed abuso sessuale, ottenendone la condanna. Ci sono voluti anni, un difficile percorso
di psicoanalisi perchè Carolina riuscisse a separare il falso dal vero, poi ha denunciato la madre per i gravi maltrattamenti subiti, ma non è ancora riuscita a riallacciare i rapporti col proprio padre. Proprio Carolina Tana sarà tra le protagoniste del convegno odierno.
(d.p.)
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